Nel 1769 il capitano inglese James Cook, approdando a
Tahiti, osservò per la prima volta le usanze della popolazione locale ed annotò
per la prima volta la parola Tattow (poi Tatoo), derivata dal termine “Tau Tau”
(onomatopea che ricordava il rumore prodotto dal picchettare del legno sull’ago
per bucare la pelle). Il tatuaggio ha origini molto più antiche, la
testimonianza più antica è, infatti, stata rinvenuta sul corpo di Otzi, il
corpo congelato ed ottimamente conservato dell’uomo che gli scienziati
ritengono sia vissuto circa 5300 anni fa. Su varie parti presenta veri e propri
tatuaggi ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali sulla
cute. I raggi “x” hanno rinvenuto degenerazioni ossee in corrispondenza di
questi tagli, si è quindi ritenuto che, all’epoca, gli abitanti della zona
praticassero questa forma di tatuaggio a scopo terapeutico, per lenire i
dolori. Col passare del tempo il tatoo assume altre valenze. Le pitture
funerarie dell’antico Egitto presentano tatuaggi sui corpi delle danzatrici,
rinvenuti anche su alcune mummie. I Celti si tracciavano sul loro corpo i
simboli degli animali che veneravano. Presso gli antichi romani, che credevano nella
purezza del corpo, il tatoo era vietato. Si adoperava esclusivamente per
marcare i condannati e i criminali, e solo dopo le guerre contro i britannici
(che portavano tatuaggi distintivi come segni d’onore) alcuni soldati romani
cominciarono ad ammirare la ferocia e la forza dei nemici quanto i segni che
portavano sul corpo e cominciarono, così, a tatuarsi sulla pelle i propri
marchi distintivi. In seguito i primi cristiani cominciarono a tatuarsi la
croce sulla fronte; papa Adriano proibì l’uso del tatuaggio. Nelle crociate,
però, i combattenti cristiani portavano sul corpo il segno della croce, così
per ricevere l’appropriata sepoltura in caso di morte in battaglia. Dopo le
Crociate, il tatoo sparisce dal continente europeo, ma continua a fiorire negli
altri continenti. Nei primi anni del 1700 i marinai europei vengono a contatto
con le popolazioni indigene del Pacifico. Il tatuaggio assumeva vari
significati, spirituali e culturali a seconda della popolazione presa in
considerazione. In Giappone, invece, il tatoo aveva valenza estetica, ma anche
magica ed era usato per marchiare i criminali. La nascita dei bellissimi
tatuaggi orientali è dovuta alla presenza di leggi repressive che vietavano di
indossare kimoni decorati alle persone di basso rango. In segno di ribellione
queste stesse persone cominciarono a portare nascosti, sotto i vestiti,
tatuaggi enormi che coprivano tutti il corpo. Il governo ritenne illegale anche
questa pratica vietandola, ma nonostante il divieto continuò a dilagare. La
prima macchinetta elettrica per realizzare tatuaggi risale al 1891 grazie
all’inventore newyorkese Samuel O’Reilly. In seguito negli anni ’20 del
novecento i circhi americani assumono personaggi coperti di tatuaggi per
attirare maggiore pubblico. Per mezzo secolo il tatoo contraddistingue
personaggi variegati: minoranze etniche, criminali, marinai, veterani di guerra
e malavitosi. Di conseguenza erano indicati come simboli di arretratezza e
disordine mentale. Negli anni ’70 ed ’80 il movimento punk adotta il tatoo come
simbolo di ribellione ai precetti morali indicati dalla società. Oggi invece
come si presenta il tatuaggio? Probabilmente alcune considerazioni negative
(sebbene in minoranza) continuano ad opporre resistenza a questa pratica.
Tuttavia una maggiore apertura mentale, se tale la si può definire, ha comunque
fatto si che il tatuaggio potesse essere considerato anche solo semplicemente
come pure arte da mostrare sul proprio corpo. Che abbia pura valenza estetica o
che sia simbolo di un ricordo importante della propria vita, sono sempre di più
le persone che si lasciano attrarre da questa pratica. Per quanto riguarda le
mie personali considerazioni, posso ben dire che io adoro i tatuaggi. Mi piace
vedere i disegni sul corpo e spesso mi sono soffermata a guardare i programmi
su D-Max che ne parlavano, mostrando le tecniche utilizzate e le storie che
nascevano dietro ogni tatoo. Certo, non sono amante di quei disegni estremi,
che coprono tutto il corpo e super colorati. Credo che a tutto debba esserci
una misura. Mi piacciono i tatoo semplici, caratterizzati solo dalla linea nera
e al massimo dalla sfumatura e non estremamente grandi. Il primo ed unico
tatuaggio che ho fatto risale a diversi anni fa, non ricordo bene, forse circa
otto. Una stella semplice e piccola all’altezza del fianco e del bacino
sinistro. Ho sempre pensato di volerne fare un altro, ma un po’ per pigrizia
non l’ho ancora fatto. Ma ormai sono anni che sono decisa sul disegno che vorrò
fare. Il tatuaggio fa parte della storia di una persona, racconta un po’ di sé
e non ritengo sia assolutamente un simbolo volgare. Ovviamente, come ho già
detto, dipende dai gusti personali, dal significato che gli si attribuisce e
anche dal posto prescelto. Come ogni cosa, credo che vada fatto con
moderazione, che la scelta vada ben ponderata e che si debba saperlo”portare”,
nel senso che c’è disegno e disegno, posto e posto, significato e significato.
Per spiegarmi meglio, farsi un tribale sul sedere solo perché magari “fa figo”
non è assolutamente la mia idea di tatuaggio. Il tatuaggio è arte, è
comunicazione di se stessi, non esaltazione e sottolineatura casuale di parti
del corpo che magari col passare dell’età sono soggette a decadimento.
Il tatoo più famoso di Jhonny Depp, in origine "Winona forever" poi corretto in "Wino forever"(quando si lasciò con la ragazza Winona Rider) una sorta di "avvinazzato per sempre".
Una delle schiene tatuate più famose di Hollywood: Angelina Jolie.
Questo è il mio tatuaggio!
Concludendo, la canzone scelta per accompagnare questo post è dei Motley Crue, gruppo heavy metal statunitense formatosi a Los Angeles nel 1981. Il titolo del brano è proprio, per restare in tema, "My New Tatoo". (A.)
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