mercoledì 15 maggio 2013


Le origini del Tatoo

Nel 1769 il capitano inglese James Cook, approdando a Tahiti, osservò per la prima volta le usanze della popolazione locale ed annotò per la prima volta la parola Tattow (poi Tatoo), derivata dal termine “Tau Tau” (onomatopea che ricordava il rumore prodotto dal picchettare del legno sull’ago per bucare la pelle). Il tatuaggio ha origini molto più antiche, la testimonianza più antica è, infatti, stata rinvenuta sul corpo di Otzi, il corpo congelato ed ottimamente conservato dell’uomo che gli scienziati ritengono sia vissuto circa 5300 anni fa. Su varie parti presenta veri e propri tatuaggi ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali sulla cute. I raggi “x” hanno rinvenuto degenerazioni ossee in corrispondenza di questi tagli, si è quindi ritenuto che, all’epoca, gli abitanti della zona praticassero questa forma di tatuaggio a scopo terapeutico, per lenire i dolori. Col passare del tempo il tatoo assume altre valenze. Le pitture funerarie dell’antico Egitto presentano tatuaggi sui corpi delle danzatrici, rinvenuti anche su alcune mummie. I Celti si tracciavano sul loro corpo i simboli degli animali che veneravano. Presso gli antichi romani, che credevano nella purezza del corpo, il tatoo era vietato. Si adoperava esclusivamente per marcare i condannati e i criminali, e solo dopo le guerre contro i britannici (che portavano tatuaggi distintivi come segni d’onore) alcuni soldati romani cominciarono ad ammirare la ferocia e la forza dei nemici quanto i segni che portavano sul corpo e cominciarono, così, a tatuarsi sulla pelle i propri marchi distintivi. In seguito i primi cristiani cominciarono a tatuarsi la croce sulla fronte; papa Adriano proibì l’uso del tatuaggio. Nelle crociate, però, i combattenti cristiani portavano sul corpo il segno della croce, così per ricevere l’appropriata sepoltura in caso di morte in battaglia. Dopo le Crociate, il tatoo sparisce dal continente europeo, ma continua a fiorire negli altri continenti. Nei primi anni del 1700 i marinai europei vengono a contatto con le popolazioni indigene del Pacifico. Il tatuaggio assumeva vari significati, spirituali e culturali a seconda della popolazione presa in considerazione. In Giappone, invece, il tatoo aveva valenza estetica, ma anche magica ed era usato per marchiare i criminali. La nascita dei bellissimi tatuaggi orientali è dovuta alla presenza di leggi repressive che vietavano di indossare kimoni decorati alle persone di basso rango. In segno di ribellione queste stesse persone cominciarono a portare nascosti, sotto i vestiti, tatuaggi enormi che coprivano tutti il corpo. Il governo ritenne illegale anche questa pratica vietandola, ma nonostante il divieto continuò a dilagare. La prima macchinetta elettrica per realizzare tatuaggi risale al 1891 grazie all’inventore newyorkese Samuel O’Reilly. In seguito negli anni ’20 del novecento i circhi americani assumono personaggi coperti di tatuaggi per attirare maggiore pubblico. Per mezzo secolo il tatoo contraddistingue personaggi variegati: minoranze etniche, criminali, marinai, veterani di guerra e malavitosi. Di conseguenza erano indicati come simboli di arretratezza e disordine mentale. Negli anni ’70 ed ’80 il movimento punk adotta il tatoo come simbolo di ribellione ai precetti morali indicati dalla società. Oggi invece come si presenta il tatuaggio? Probabilmente alcune considerazioni negative (sebbene in minoranza) continuano ad opporre resistenza a questa pratica. Tuttavia una maggiore apertura mentale, se tale la si può definire, ha comunque fatto si che il tatuaggio potesse essere considerato anche solo semplicemente come pure arte da mostrare sul proprio corpo. Che abbia pura valenza estetica o che sia simbolo di un ricordo importante della propria vita, sono sempre di più le persone che si lasciano attrarre da questa pratica. Per quanto riguarda le mie personali considerazioni, posso ben dire che io adoro i tatuaggi. Mi piace vedere i disegni sul corpo e spesso mi sono soffermata a guardare i programmi su D-Max che ne parlavano, mostrando le tecniche utilizzate e le storie che nascevano dietro ogni tatoo. Certo, non sono amante di quei disegni estremi, che coprono tutto il corpo e super colorati. Credo che a tutto debba esserci una misura. Mi piacciono i tatoo semplici, caratterizzati solo dalla linea nera e al massimo dalla sfumatura e non estremamente grandi. Il primo ed unico tatuaggio che ho fatto risale a diversi anni fa, non ricordo bene, forse circa otto. Una stella semplice e piccola all’altezza del fianco e del bacino sinistro. Ho sempre pensato di volerne fare un altro, ma un po’ per pigrizia non l’ho ancora fatto. Ma ormai sono anni che sono decisa sul disegno che vorrò fare. Il tatuaggio fa parte della storia di una persona, racconta un po’ di sé e non ritengo sia assolutamente un simbolo volgare. Ovviamente, come ho già detto, dipende dai gusti personali, dal significato che gli si attribuisce e anche dal posto prescelto. Come ogni cosa, credo che vada fatto con moderazione, che la scelta vada ben ponderata e che si debba saperlo”portare”, nel senso che c’è disegno e disegno, posto e posto, significato e significato. Per spiegarmi meglio, farsi un tribale sul sedere solo perché magari “fa figo” non è assolutamente la mia idea di tatuaggio. Il tatuaggio è arte, è comunicazione di se stessi, non esaltazione e sottolineatura casuale di parti del corpo che magari col passare dell’età sono soggette a decadimento. 

Il tatoo più famoso di Jhonny Depp, in origine "Winona forever" poi corretto in "Wino forever"(quando si lasciò con la ragazza Winona Rider) una sorta di "avvinazzato per sempre".

Una delle schiene tatuate più famose di Hollywood: Angelina Jolie.

Questo è il mio tatuaggio!

Concludendo, la canzone scelta per accompagnare questo post è dei Motley Crue, gruppo heavy metal statunitense formatosi a Los Angeles nel 1981. Il titolo del brano è proprio, per restare in tema,  "My New Tatoo". (A.)



Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...