Le tecniche di bachicoltura e tessitura della seta vennero scoperte in Cina nel 2800 a.C.; la seta era riservata agli imperatori e a una stretta cerchia di privilegiati e, inizialmente, si cercò di mantenere segrete le conoscenze legate alla sericoltura. Tuttavia, nel corso dei secoli, si cominciarono a produrre drappi di seta anche in Giappone, India e Corea e, nel 550 circa, nell'impero bizantino. Una leggenda vuole che le prime larve di baco da seta siano state portate a Costantinopoli, nascoste in delle canne, da un gruppo di monaci.
Bachi da seta
In Europa si è subito apprezzato questo tessuto per la sua leggerezza e resistenza ma anche per motivi legati al simbolismo: la seta è lucida e riflette la luce, vestendosi di essa si acquisivano tutte le connotazioni legate alla luce, come vita, conoscenza e rivelazione divina. Divenne subito un simbolo di potere e distinzione sociale.
Vie della Seta
Dal XII al XVIII secolo l'Italia fu il punto di riferimento per la seta in Europa: in particolar modo intorno le città di Palermo, Catanzaro e Como si svilupparono le maggiori filiere. Solo la città di Lione poteva in qualche misura rivaleggiare.
La seta e il "gioco della moda" si intrecciarono molto strettamente a partire dal Medioevo: con la nascita delle città la ricercatezza degli abiti era il modo delle classi più abbienti di distinguersi dai ceti inferiori. La diffusione di questo materiale a una fetta sempre maggiore di popolazione spinse alla creazione di nuove tessiture e forme delle vesti.
Modello di torcitoio da seta
A partire dal XVI secolo era abbastanza comune trovare contadine che possedevano uno scialle, o almeno un fazzoletto, di seta. Un intero abito però era ancora un lusso riservato a pochi. Bisogna aspettare l'inizio del XIX secolo per una diffusione più democratica di questo bene: rimaneva comunque relegato ancora solo ad abiti da sera o per occasioni particolarmente importanti.
Nel corso del Novecento gli abiti in seta diventano vere e proprie opere d'arte: molti stilisti, come per esempio Emilio Pucci, li usarono come "tavolozza" per le loro migliori stampe.
Emilio Pucci mentre disegna una stampa per seta nel 1959
Con l'avvento dell'industrializzazione i procedimenti non cambiarono molto. Dopo un declino, durato tutto il XIX secolo, le industrie seriche scomparvero quasi del tutto in Italia, a causa dell'aumento dell'urbanizzazione e dell'impiego dei terreni per l'agricoltura. Oggi, in Italia, solo la città di Como presenta ancora una produzione di seta di una certa rilevanza mentre, nel mondo, la Cina detiene ormai, nuovamente, quasi il monopolio della sericoltura.
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