mercoledì 8 maggio 2013


Punk: Chaos To Couture

Il punk nasce negli anni Settanta con l’intento, da parte dei suoi precursori, di creare uno stile che rifiutasse i canoni della moda stessa e delle regole. Da allora il movimento punk ha influenzato numerose forme d’arte ed aspetti culturali in genere, dalla musica alla letteratura, dalle arti visive alla moda. Ed è proprio su questo collegamento che si fonda la mostra, presso il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, che avrà luogo a partire dal nove maggio 2013. Lo stesso curatore dell’evento, Andrew Bolton, ha affermato che il punk abbia rotto tutte le regole sin dal primissimo giorno in cui ha fatto il suo ingresso nel mondo della cultura e che dal quel momento tutto sia diventato possibile, anche nel fashion system. La mostra si chiama “Punk: Chaos to Couture”, inserite a mo' di ossimoro le due “C” iniziali di “Chaos” e “Couture” uniscono due elementi tra loro inconciliabili: l’idea del caos, del disordine e del conseguente rifiuto delle regole proprio dello stile punk e l’alta moda, il lusso. Cosa ha attinto la moda da questo movimento? E’ proprio questo l’intento della mostra, offrirci la chiave per comprendere questo legame. Innanzitutto c’è da precisare che inizialmente l’abbigliamento è costituito da vestiti strappati, pantaloni laceri, Dr.Martens, catene al collo, piercing e tatuaggi. Ma il modo di vestire della subcultura punk diventa una vera propria moda da quando nel 1971, al 430 di Kings Road, Malcom McLaren e Patrick Casey aprono un negozio destinato a fare storia: si chiama “Let it Rock” e si trova a Chelsea, una delle strade più lussuose di Londra. Nasce come negozio di dischi “Rock&Roll” degli anni ’50. E’ qui che Vivienne Westwood, compagna di McLaren, comincia a creare e comporre vestiti. Pelle, cerniere e fibbie diventano i tratti distintivi ed il successo è immediato. Nel negozio nasce il gruppo punk rock dei Sex Pistols di cui McLaren è il manager. La boutique diventa famosa per la vendita di indumenti in stile fetish e bondage, seguono poi le classiche t-shirt con stampe e scritte provocatorie politicamente schierate. Ma torniamo alla mostra, sono circa un centinaio i progetti presentati e realizzati da stilisti internazionali, da Karl Lagerfeld a Vivienne Westwood, passando per Helmut Lang, Martin Margiela, Franco Moschino, Viktor&Rolf ecc. sono ben cinque le sezioni della mostra: c’è il percorso tematico dedicato al credo punk del DIY (Do It Yourself) Hardware, Bricolage, Graffiti&Agitprop, Destroy ed infine Clothes For Heroes. La mostra crea analogie tra la ribellione gridata da Sid Vicious e le collezioni punk chic della designer Zandra Rhodes, tra gli outfits androgini di Patti Smith alla celebre “petite veste noir” di Coco Chanel, tra il sentimento di ribellione verso la corona inglese cantato dai Clash e gli outfits anti-regina proposti da Rei Kawakubo. Presenti anche il celebre abito Versace indossato da Elizabeth Hurley alla prima di “Quattro matrimoni e un funerale” ed il corsetto metallico con chiffon trasparente di D&G. I brani che accompagnano questo evento non possono che non essere rigorosamente punk, si ascolteranno pezzi dei Ramones, Blondie, Sex Pistols e molti altri mixati da Nick Knight. L’ultimo manichino di Martin Margiela (sposandosi perfettamente con la cultura punk) offre il dito medio per indirizzare i visitatori verso l’area gadgets dedicati alla mostra.


Vivienne Westwood agli inizi della sua carriera.



La locandina della mostra.


Foto by Vogue.


Concludendo, come al solito, per restare in tema con quello che è il filo conduttore dei miei interventi, ho scelto ben tre canzoni per accompagnare l’argomento trattato, ed ovviamente non potevo esimermi dal proporre tre brani assolutamente punk. Il primo brano è dei Sex Pistols, “Anarchy in the UK”, primo singolo della famosa band punk britannica pubblicato nel 1976.



Il secondo brano è dei Ramones, “I wanna be your boyfriend”, singolo anch’esso pubblicato nel 1976 che si caratterizzava non solo per essere una canzone d’amore ma anche perché fu il primo brano pop punk della band. 



Infine, l’ultimo brano scelto è dei Clash, “London’s Burning” presente nell’album di debutto dei Clash del 1977. Il testo qui si focalizza sul problema del traffico inglese, per colpa del quale gli automobilisti sono costretti a restare nel traffico fino a tarda sera. (A.) 



PS: la fonte d'ispirazione per il post è venuta da questo articolo che potete trovare sul sito di Grazia.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...