Ettore e Andromaca_Giorgio de Chirico |
Il fatto
che in lingua francese la parola “mannequin”
abbia al tempo stesso il significato di “manichino” e “modello” in carne e
ossa, la dice lunga.
Andando di
molto all’indietro nel tempo, scopriremmo che le prime sartorie utilizzavano
piccole bambole di stoffa vestite con miniature dei loro modelli, inviandole
presso le varie corti per proporre le loro creazioni. Ma quello era il ‘500.
Dai due ai tre secoli dopo, si iniziano ad avere manichini in vimini, legno,
cartapesta, cera per creare e proporre i propri lavori.
E’ sul
finire dell’800 che il “mannequin”
comincia ad animarsi e compaiono le prime indossatrici che però sono semplici
corpi che devono mostrare in foto o in brevi e private sfilate le collezioni
degli atelier. Le modelle devono
perdere ogni personalità, diventando quasi oggetti, persino i loro corpi
possono essere toccati dai clienti (motivo per cui all’inizio il lavoro di
modella era quasi paragonato a quello della prostituta).
Con le
modelle in carne ed ossa inizia a sorgere il problema delle forme. Così le
prime modelle del ‘900 vengono selezionate in America e in Russia: si cercano ragazze
magre, slanciate e con le caviglie sottili. Il loro ruolo è sempre lo stesso:
riempire un abito, così che spesso le foto le ritraggono solo dal collo in giù,
diventando modelle senza volto. Coco
Chanel afferma “Le pago per rendere le donne invidiose”. Del resto, l’inizio del secolo è l’epoca dell’idea di
donna garçon, una figura con poche
forme, mascolina nell’aspetto e nel vestire.
1917 |
1933 |
Negli
anni ’40 e '50 del secolo scorso, cambiando per motivi storici e sociali l’ideale di
bellezza della donna, le modelle si fanno più femminili e iniziano ad avere
anche un nome e un cognome. Si diffondono le riviste di moda e conquistano le
prime copertine, grazie anche alla maestria di fotografi specializzati.
E’
inutile negarlo: l’evoluzione sociale si riflette nella moda e nell’ideale da
proporre. Negli anni ’70, complice la rivoluzione giovanile e sessuale, le
modelle iniziano a scoprirsi e non sono più semplici corpi da vestire, e specie
in fotografia, devono piuttosto scoprirsi. Le forme tornano a farsi meno
dirompenti per “riesplodere” negli anni ’80, in cui la rivoluzione diventa
piena scoperta e tutto si fa spettacolo.
La modella Marisa Berenson_foto Irving Penn |
Copertina di Vogue del 1976_foto Arthur Elgort |
Copertina di Vogue del 1986_foto Richard Avedon |
Gli
anni ’90 sono quelli delle top model: Claudia Schiffer, Naomi Campell,
Linda Evangelista, Cindy Crawford, Carla Bruni, Kate Moss. L’ideale torna ad
essere la magrezza e le modelle non sono più semplici mannequin, ma donne versatili e indipendenti dalla semplice
passerella. A volte sono persino loro a fare l’abito.
Copertina Vogue del 1992_foto Patrick Demarchelier |
Kate Moss nel 1990_foto Corinne Day |
Ad oggi, negli anni 2000, l'epoca delle top
può dirsi per certi versi conclusa. Senza dubbio ci sono nomi che più di altri
sono ben noti: Kate Moss, Adriana Lima, Miranda Kerr, Laetitia Casta, Bianca
Balti, Gisele Bündchen, Eva Riccobono, Heidi Klum, personaggi che vanno
però decisamente oltre il ruolo di semplice “mannequin”.
Nota: se siete interessati all’argomento, potete
visitare la mostra itinerante “Le corps de la mode” che racconta proprio dell’evoluzione del tema affiancando
antichi oggetti di sartoria e opere fotografiche di importanti artisti come Helmut
Newton, Horst P. Horst, Erwin
Blumenfeld, Henry Clarke, Guy Bourdin, Nick Knight, Corinne Day e Juergen Teller. Al momento è allestita
presso i Dock, Città della Moda e
del Design, a Parigi, fino al 19 maggio.
Curiosità: conoscete il film del 1987 Mannequin? E' un film molto carino che vi consiglio! Di seguito la locandina del film e la canzone "Do you dream about me" di Alisha dalla colonna sonora del film:
(M.)
Nessun commento:
Posta un commento