sabato 4 maggio 2013


Mannequin

Ettore e Andromaca_Giorgio de Chirico


Il fatto che in lingua francese la parola “mannequin” abbia al tempo stesso il significato di “manichino” e “modello” in carne e ossa, la dice lunga.
Andando di molto all’indietro nel tempo, scopriremmo che le prime sartorie utilizzavano piccole bambole di stoffa vestite con miniature dei loro modelli, inviandole presso le varie corti per proporre le loro creazioni. Ma quello era il ‘500. Dai due ai tre secoli dopo, si iniziano ad avere manichini in vimini, legno, cartapesta, cera per creare e proporre i propri lavori.



E’ sul finire dell’800 che il “mannequin” comincia ad animarsi e compaiono le prime indossatrici che però sono semplici corpi che devono mostrare in foto o in brevi e private sfilate le collezioni degli atelier. Le modelle devono perdere ogni personalità, diventando quasi oggetti, persino i loro corpi possono essere toccati dai clienti (motivo per cui all’inizio il lavoro di modella era quasi paragonato a quello della prostituta).


1875

1897

Con le modelle in carne ed ossa inizia a sorgere il problema delle forme. Così le prime modelle del ‘900 vengono selezionate in America e in Russia: si cercano ragazze magre, slanciate e con le caviglie sottili. Il loro ruolo è sempre lo stesso: riempire un abito, così che spesso le foto le ritraggono solo dal collo in giù, diventando modelle senza volto. Coco Chanel  afferma “Le pago per rendere le donne invidiose”. Del resto, l’inizio del secolo è l’epoca dell’idea di donna garçon, una figura con poche forme, mascolina nell’aspetto e nel vestire.

1917
1933

Negli anni ’40  e '50 del secolo scorso, cambiando per motivi storici e sociali l’ideale di bellezza della donna, le modelle si fanno più femminili e iniziano ad avere anche un nome e un cognome. Si diffondono le riviste di moda e conquistano le prime copertine, grazie anche alla maestria di fotografi specializzati.


Copertina di Vogue del 1940_foto Horst P. Horst
La modella Suzy Parker negli anni '50.

E’ inutile negarlo: l’evoluzione sociale si riflette nella moda e nell’ideale da proporre. Negli anni ’70, complice la rivoluzione giovanile e sessuale, le modelle iniziano a scoprirsi e non sono più semplici corpi da vestire, e specie in fotografia, devono piuttosto scoprirsi. Le forme tornano a farsi meno dirompenti per “riesplodere” negli anni ’80, in cui la rivoluzione diventa piena scoperta e tutto si fa spettacolo.

La modella Marisa Berenson_foto Irving Penn


Copertina di Vogue del 1976_foto Arthur Elgort

Copertina di Vogue del 1986_foto Richard Avedon


Gli anni ’90 sono quelli delle top model: Claudia Schiffer, Naomi Campell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Carla Bruni, Kate Moss. L’ideale torna ad essere la magrezza e le modelle non sono più semplici mannequin, ma donne versatili e indipendenti dalla semplice passerella. A volte sono persino loro a fare l’abito.

Copertina Vogue del 1992_foto Patrick Demarchelier

Kate Moss nel 1990_foto Corinne Day

Ad oggi, negli anni 2000, l'epoca delle top può dirsi per certi versi conclusa. Senza dubbio ci sono nomi che più di altri sono ben noti: Kate Moss, Adriana Lima, Miranda Kerr, Laetitia Casta, Bianca Balti, Gisele Bündchen, Eva Riccobono, Heidi Klum, personaggi che vanno però decisamente oltre il ruolo di semplice “mannequin”. 


Nota: se siete interessati all’argomento, potete visitare la mostra itinerante “Le corps de la mode” che racconta proprio dell’evoluzione del tema affiancando antichi oggetti di sartoria e opere fotografiche di importanti artisti come Helmut Newton, Horst P. Horst, Erwin Blumenfeld, Henry Clarke, Guy Bourdin, Nick Knight, Corinne Day e Juergen Teller. Al momento è allestita presso i Dock, Città della Moda e del Design, a Parigi, fino al 19 maggio.

Curiosità: conoscete il film del 1987 Mannequin? E' un film molto carino che vi consiglio! Di seguito la locandina del film e la canzone "Do you dream about me" di Alisha dalla colonna sonora del film:





(M.)

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