mercoledì 1 maggio 2013


Maison Martin Margiela


Oggi ho intenzione di parlarvi di uno stilista che ho conosciuto casualmente, guardando la televisione. Mi sono lasciata incuriosire da una presentazione caratterizzata dalla forte presenza del colore bianco. Asettico. Pulito. La sua maison è completamente caratterizzata da questo colore, ogni elemento dell’arredamento è bianco. Persino le penne che usa normalmente sono bianche, con bianche piume alle estremità, le matriosche sono bianche, le pareti, le scale, il mobilio. Tutto. Uno stilita che non si mostra in pubblico, così come anche i suoi collaboratori nonché dipendenti. La sua scelta è stata poi definita “culto dell’invisibilità”, come filosofia di vita, valida appunto sia per lui che per il suo staff. L’intento è quello di lasciare un alone di mistero, ma soprattutto di garantire piena centralità al prodotto che si offre. Anche le sue sfilate sono particolari: le modelle attraversano le passerelle con maschere scintillanti in viso, che le coprono privandole della loro identità. L’arte di vestire è quasi assimilata ad un rito sacro. Unica “identità” che va mostrata è l’abito, è l’abito che deve fare da protagonista. Altra caratteristica fondamentale, che rende questo stilista unico, è l’assenza di un brand vero e proprio. Non c’è alcun marchio che lo caratterizzi. Gli abiti si riconoscono dal modo in cui sono appuntate a mano le etichette bianche all’interno, ai quattro lati (visibili anche dall’esterno) e dalla presenza di una serie di numeri. Una firma anonima, che sembra anonima come il suo designer. Margiela sceglie di andare controcorrente, infrangendo le classiche convenzioni che danno primato al logo riconoscibile perché modello e stile di vita. La maison non si occupa solo di abbigliamento, ci sono anche accessori, dalle calzature alle borse fino ad arrivare ai gioielli. Lo stilista, che in passato ha vantato anche una collaborazione con Jean Paul Gaultier, ha partecipato anche a diverse mostre. Le location scelte per le sue sfilate, invece, variano: può trattarsi del Caffè de Guerre a Parigi vicino ad un vecchio teatro, (dove i modelli si muovevano su vecchie panche di legno), o può trattarsi del corridoio di un grande magazzino, di un parcheggio, di una stazione metropolitana o di un deposito. Per quanto riguarda in particolare il suo stile, egli può definirsi un “decostruzionista” , ossia decompone gli abiti, li sminuzza, li taglia ed infine li ricompone. Egli affermò durante un’intervista: “Io riporto gli abiti alla vita sotto una forma diversa”. I suoi abiti sono formati da tessuti cuciti assieme, che danno l’idea del riciclato, le maglie fatte con rivestimenti in seta. Le rifiniture sono fondamentali: ad esempio l’orlo è cucito a mano attorno al giromanica. I materiali usati possono essere anche materiali insoliti: porcellane, carte da gioco, nastri adesivi. Insomma, tutto se rivisto può acquisire una seconda vita ed una seconda funzione: in tal caso la funzione di servire da indumento. 

Maison Martin Margiela.

Martin Margiela dal 2012 èin vendita presso i negozi H&M.

Sfilata Martin Margiela.


Per concludere, la canzone scelta per accompagnare questo post è "Lights" degli Interpol. (A.)


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